Marco Giani, nacque a Cassano Valcuvia, laureato in giurisprudenza alla Università Statale di Milano, fu sottotenente del IV Alpini nel battaglione “Susa” e combattente sul fronte balcanico, ferito e decorato di guerra. Cadde armi in pugno a Gravellona Toce nella più cruenta battaglia della Repubblica dell’Ossola, il 14 settembre . Il 4 settembre 1944 le valli del Verbano, Cusio, Ossola erano state liberate quattro giorni prima. Alla liberazione avevano contribuito, combattuto e perso la vita donne e uomini di ogni età.
Alcuni, fra i più giovani, erano giunti in quelle drammatiche ore da Campione d’Italia, l’unico Comune del “Governo del Sud” del re e di Pietro Badoglio in territorio repubblichino e dalla Confederazione Elvetica dove si erano rifugiati dopo l’8 settembre del ’43 per sottrarsi ai bandi di arruolamento RSI. Fra loro Marco Giani che aveva preso parte agli ultimi sanguinosi scontri per la conquista della Repubblica partigiana. Il 13 settembre le brigate “Garibaldi” e “Beltrami” avevano deciso di attaccare Gravellona Toce, importante nodo autostradale per Omegna, Baveno, Domodossola. Il tentativo era quello di estendere i confini della giovane Repubblica e rendere più facili i collegamenti. Centinaia di tedeschi, reduci dalla sconfitta nella vicina Omegna, appoggiati dal battaglione “Venezia Giulia” e dalla XXIX brigata nera “Ettore Muti” di Ravenna, avevano opposto una strenua resistenza e gli scontri erano ripresi ancor più violenti il 5 settembre. La richiesta dei “garibaldini” di ricevere dei rinforzi era stata accolta da due squadre della “Valdossola” e della “Valtoce” in misura però troppo ridotta. Agli ordini di Marco Giani, dall’alto del Monte Orfano i partigiani della “Valdossola” avevano colpito per ore il centro di Gravellona Toce senza riuscire però a scalfire la resistenza dello schieramento nazifascista.
La conquista di Gravellona Toce era fallita e fra i partigiani ci furono 35 morti tra cui Marco Giani che morì con una bomba ancora tretta fra le mani. Il 24 settembre vennero celebrati i funerali seguiti da una folla commossa. Accanto al feretro dell’eroico sottotenente degli alpini, quelli di Adolfo e Bruno Vigorelli, sottotenenti di Fanteria, medaglia d’oro e medaglia d’argento al Valor Militare, massacrati nel rastrellamento di fine giugno della Val Grande mentre rientravano dalla Svizzera per arruolarsi nella formazione di Dionigi Superti. Dopo 40 giorni di ingenti sforzi il 14 ottobre 1944, la gloriosa pagina della Repubblica ossolana sarebbe passata per sempre alla Storia. La famiglia Giani ha voluto donare al Comune di Cassano Valcuvia la casa che ospita questo Museo per t rasmettere la memoria del Caduto e della lotta di Resistenza. Un gesto nobile. L’ intera Comunità di queste valli la ringrazia.
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