Genesi ed evoluzione della linea difensiva

Con la proclamazione del Regno d’Italia sorse l’esigenza di dotare i confini italiani di strutture difensive volte a fronteggiare eventuali attacchi nemici dovuti a possibili alterazioni dei rapporti con gli Stati limitrofi. Nonostante il piano per la difesa comprendesse anche opere di fortificazione lungo il confine italo-svizzero, la precaria situazione finanziaria del nuovo Stato indusse ad una generale riduzione degli interventi difensivi, arrivando al completo annullamento di quelli al confine svizzero confidando nella volontà della Confederazione Elvetica di difendere l’inviolabilità del proprio territorio e di salvaguardare la propria neutralità. Questa certezza non trovava però condivisione negli apparati militari le cui preoccupazioni, generate dai sopravvenuti mutamenti dell’equilibrio politico europeo, apparvero realistiche con l’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria il 24 maggio 1915 e con la prospettata dichiarazione di belligeranza contro la Germania. Il generale Cadorna, ritenendo fondato il timore di una possibile invasione austro-tedesca, ordinò quindi di avviare i lavori difensivi verso la frontiera svizzera, affidando l’incarico all’Ufficio Tecnico del Comando Supremo. Specialmente oggetto di osservazione da parte dell’Autorità Militare fu il Monte San Giuseppe importantissimo punto strategico fra la Valcuvia e la Valtravaglia.

Con la fine della guerra le fortificazioni furono abbandonate, salvo essere inserite negli anni Trenta nel progetto del Vallo Alpino, una immane linea difensiva che avrebbe dovuto rendere inviolabili i 1851 chilometri di confine dello Stato Italiano, ma che, in realtà, non fu mai portata a compimento. Durante il Secondo Conflitto Mondiale la Linea di difesa alla Frontiera Nord non fu mai interessata dalle operazioni militari ad esclusione delle fortificazioni del monte San Martino occupate dal 19 settembre al 15 novembre 1943 dalla formazione partigiana “Gruppo Cinque Giornate” agli ordini del tenente colonnello Carlo Croce e di quelle della Valle dell’Ossola utilizzate dal 12 al 21 ottobre 1944 dai partigiani della “Repubblica dell’Ossola”. Il Trattato di Pace del febbraio 1947 decretò lo smantellamento delle opere del Vallo Alpino, effettuato in realtà solo nei confronti delle fortificazioni del Settore Alpi Occidentali. Le rimanenti opere difensive entrarono a far parte del piano di difesa del Patto Atlantico del 4 aprile 1949, predisposto per fronteggiare il blocco sovietico, che restò in auge fino alla caduta del muro di Berlino.

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