Linea Cadorna

Con la denominazione di Linea Cadorna è stato identificato, negli ultimi trent’anni del Novecento, il sistema di fortificazioni militari costruite durante la Prima Guerra Mondiale lungo il confine italo-svizzero, per fronteggiare un possibile attacco, mai verificatosi, delle forze austro-tedesche al territorio italiano attraverso la Confederazione Svizzera. La tradizione popolare ha associato l’imponente opera al nome del generale Luigi Cadorna, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano che nel 1915 rese esecutivo il progetto e che seguì personalmente la realizzazione delle opere; nei documenti storici invece questa linea difensiva riporta come denominazione ufficiale Linea di difesa alla Frontiera Nord. Il sistema di fortificazioni si estende dalla Valle d’Aosta alle Prealpi Orobie e comprende – secondo i dati riportati nella relazione del generale Ettore Mambretti del maggio 1918 – 72 chilometri di trinceramenti, 88 appostamenti per batterie, di cui 11 in caverna, 25.000 metri quadrati di baraccamenti, 296 chilometri di camionabile e 398 di carrarecce o mulattiere. Sempre secondo la relazione Mambretti la spesa sostenuta per la realizzazione dell’opera, comprensiva del costo della manodopera calcolata in circa 15-20.000 operai, fu di circa 106 milioni di lire.

Con la fine della guerra le fortificazioni furono abbandonate, salvo essere inserite negli anni Trenta nel progetto del Vallo Alpino, una immane linea difensiva che avrebbe dovuto rendere inviolabili i 1851 chilometri di confine dello Stato Italiano, ma che, in realtà, non fu mai portata a compimento. Durante il Secondo Conflitto Mondiale la Linea di difesa alla Frontiera Nord non fu mai interessata dalle operazioni militari ad esclusione delle fortificazioni del monte San Martino occupate dal 19 settembre al 15 novembre 1943 dalla formazione partigiana “Gruppo Cinque Giornate” agli ordini del tenente colonnello Carlo Croce e di quelle della Valle dell’Ossola utilizzate dal 12 al 21 ottobre 1944 dai partigiani della “Repubblica dell’Ossola”. Il Trattato di Pace del febbraio 1947 decretò lo smantellamento delle opere del Vallo Alpino, effettuato in realtà solo nei confronti delle fortificazioni del Settore Alpi Occidentali. Le rimanenti opere difensive entrarono a far parte del piano di difesa del Patto Atlantico del 4 aprile 1949, predisposto per fronteggiare il blocco sovietico, che restò in auge fino alla caduta del muro di Berlino.

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